mercoledì 30 ottobre 2013

Faggin e Asimov

E' passato poco più di un anno da quando Faggin ha tenuto la Lectio Magistralis Breve Storia e Futuro dell'Informatica e, secondo me, merita riletta.
Non so a voi, ma a me ha fatto riassaporare emozioni provate da adolescente leggendo Asimov.
Eh sì, lo ammetto, all'età in cui uno dovrebbe pensare ad altro, io mi facevo delle gran ubriacature su cervelli positronici, psicostoriografia e azione-rezione in assenza di gravità.
La pscicostoriografia mi divertiva e affascinava per quanto riguarda la percezione delle dinamiche sociali. All'epoca non capivo nulla di politica (e ora ben poco di più) per cui l'idea che si potesse modellare matematicamente il comportamento delle masse mi risultava molto intrigante.
Ma la mia passione erano i cervelli positronici e, anzi, penso siano stati alla base della mia successiva scelta di dedicarmi all'informatica.

Ritornando ora alla lezione di Faggin
Il fatto che Faggin parta da un escursus storico (storia di cui Faggin è stato un vero protagonista, anche se ha l'umiltà di non citare se stesso) con una serie molto documentata di dati di fatto, per poi pian piano spingersi fino a frasi tipo "In altre parole, la natura della vita potrebbe essere primaria e la biochimica sarebbe il modo di esprimere la dinamica evolutiva della vita con i materiali disponibili nel nostro pianeta, rappresentandone la struttura informatica attraverso il linguaggio della biochimica."

... beh, lo ammetto, mi ha fatto riprovare le emozioni che mi avevano appassionato alla scienza in genere e all'informatica in particolare.

Se poi ci mettiamo che "lo studio della bioinformatica in quest'ottica, potrebbe rivelare connessioni profonde e finora nascoste tra informazione, spazio-tempo, energia-materia e consapevolezza che sono molto probabilmente alla base del mistero cosmico della vita."

... siamo in piena Fantascienza con la F maiuscola

Ossia "fantasia" umana che è alla base di qualunque scoperta scientifica

mercoledì 23 ottobre 2013

font su linux (ripasso)

Oggi mi è capitato un documento ODT di Libre Office che utilizzava font che non avevo.
E' stato per me l'occasione per rifare un piccolo ripasso sull'installazione dei font su linux. Da cui è risultato questo post

LibreOffice mantiene l'informazione di font utilizzati nel documento anche se il font non è presente sul sistema.
Ad esempio se mi passano un documento in cui alcuni testi utilizzano il font "Aller", quando vado su quei testi, LibreOffice mi indicherà correttamente che il font applicato è "Aller" ... ma mi farà il rendering con un altro font.

Non ho indagato le regole che LibreOffice segue per i casi di rimappatura tra font, ma devo dire che a volte ci azzecca pure e il rendering finisce per essere molto simile all'originale (nel caso dell'Aller invece la differenza si nota).

Da Libre Office la prova che Aller non è disponibile la si ha facilmente tentando di applicare il font Aller ad un altro testo del documento: ovviamente non sarà possibile perché Aller non verrà neppure mostrato in lista font.

Fuori dall'ambito Libre Office, per fare una ulteriore controprova, un comando utile è:
fc-list

che mostra la lista di tutti i font presenti su sistema, indicando, per ognuno, anche qual'è il file che contiene le relative definizioni

Anche dall'output di fc-list verifichiamo che effettivamente Aller non è presente.

Ok, ora abbiamo capito che Aller non c'è e vogliamo aggiungerlo per utilizzarlo liberamente. Come fare?

Per prima cosa recupero il file zip con i ttf. I file ttf contengono proprio le definizioni grafiche per il rendering del font (le info per le curve di Bézier coinvolte)

Nel caso dell'Aller, si tratta di un font libero entro un certo range di utilizzi, per cui possiamo tranquillamente scaricarlo (es. da Aller) ed utilizzarlo per fini personali. Scomprimo poi lo zip nella cartella /tmp/aller

Ora individuiamo quali sono le cartelle in cui il nostro linux cerca i file con le definizioni dei font.

A tal fine basta visualizzare il file /etc/fonts/fonts.conf (più eventuali file in /etc/fonts/fonts.d)
Risulta che sul mio sistema ubuntu la cartelle dei font è la seguente:
/usr/share/fonts

Più altre cartelle che però o sono vuote o addirittura non esistono (es. /usr/X11R6/lib/X11/fonts, /usr/local/share/fonts)

Esisterebbe anche la possibilità di installare dei font per-utente utilizzando la cartella ~/.fonts ... ma dato che sono dotato di password amministrativa procedo ad un installazione system-wide!

Ecco i passi di installazione:

cd /usr/share/fonts
sudo mkdir aller
sudo cp /tmp/aller/* aller

Il lancio di fc-list mi mostra ora anche il fatidico Aller

Da notare che linux mantiene una cache della lista dei font disponibili. Per cui qualora fc-list non mostri ancora il beneamato Aller, è possibile forzare un refresh della cache usando il comando:

fc-cache -f

Infine entrando in Libre Office trovo Aller tra i font selezionabili

venerdì 13 settembre 2013

Un vim tagliato su misura

Per provare a configurare VIM consiglio di dare un occhiata al video Vim as a Python IDE - Martin Brochhaus

In particolare attorno al minuto 8 mostra come farsi un proprio vim utente

L'ho fatto su ubuntu seguendo i suoi passi (che riporto qui per agilità di copia/incolla :-)

sudo apt-get build-dep vim
ls -l
cd /tmp
hg clone https://vim.googlecode.com/hg/ vim
cd vim/src
./configure --enable-pythoninterp --with-features=huge --prefix=$HOME/opt/vim
make
make install
mkdir -p $HOME/bin
cd $HOME/bin
ln -s $HOME/opt/vim/bin/vim
which vim
vim --version