martedì 12 aprile 2011

idoli

In un blog non si pretende trattati filosofici, possono esserci anche abbozzi grezzi di idee, giusto?

Secondo me ci sono tanti atei pieni di idoli. L'idolo della tecnica, l'idolo della politica, l'idolo del benessere o del sesso, l'idolo del successo e della realizzazione di se ad ogni costo. Per non parlare poi dell' idolo del leader ispirato o della rivoluzione risolutiva. Senza dimenticare gli idoli della natura buona e (biologico, naturista, naturale) e c'è perfino l'idolo della democrazia (intesa come fine e non come mezzo) Insomma siamo sommersi dai feticci!
E certamente uno dei più subdoli, diffuso e acquiescentemente accettato è quello della scienza.
Vogliamo deciderci a dire "basta" a tutte queste pseudo religioni!?!?

(... forse c'è un retrogusto nietzschiano in questa "tirata"... può essere benissimo! in fondo, mi dicono, era un po' matto pure lui :-)

2 commenti:

Unknown ha detto...

Caro Marco, mi sorprende e mi disorienta questo banale sparare sulla folla da parte tua.

Decidere a priori e unilateralmente che potrai essere impreciso -"in un blog non si pretende trattati
filosofici, possono esserci anche abbozzi grezzi di idee, giusto?"- è ovviamente scorretto sul piano dialettico.

Tentare di demolire un comportamento (l'idolatria) con argomentazioni assiomatiche ("E certamente uno dei più subdoli,
diffuso e acquiescentemente accettato è quello della scienza") è un evidente passo falso sul piano logico e filosofico.

Darsi del folle per diminuire la serietà, o l'impatto di ciò che si è appena affermato è attività adolescienziale,
attraverso la quale siamo tutti passati.

Gesù ha attuato una "rivoluzione risolutiva" ed era indubbiamente un "leader ispirato".


La capacità di discernere tra idolatri e appassionati, tra spiritualità e religione,
tra idoli e feticci, tra manie e idoli, o più semplicemente tra diversi contesti, è attività faticosa.
Il disfacimento sociale a cui stiamo assistendo è, ma questo è il mio parere, diretta conseguenza della sospensione della capacità
(o della volontà) di discernere, di separare, di usare la variabilità come ricchezza, non come fastidio.

Mi dispiace molto scoprirti così impreciso, spero sia dovuto ad una brutta giornata o alla stanchezza.

A presto

Michel

Marco De Paoli ha detto...

Wow, Michel, grazie mille del commento!

Le tue parole stimolano diversi spunti di discussione e non sono sicuro di avere il tempo di svilupparli con un minimo di organicità e di coerenza. Spero che questa premessa non mi faccia incorrere nel reato di "scorrettezza dialettica"... è che la pausa pranzo ha una durata limitata, dopodichè tocca mettersi a lavorare :-) ... e se aspetto stassera perdo di "freschezza" :-)

Dunque... partiamo dal fatto che sono "assiomatico". E' vero il post lo era

Non è detto che il ragionamento sottostante fosse altrettanto aprioristico...

Nel mio piccolo sono un convinto assertore della scienza: siamo parte integrante dell'universo e conoscerlo nei suoi aspetti microscopici e macroscopici è tutt'uno con quel "conosci te stesso" di socratica memoria

Un impegno e un piacere che dovrebbero e potrebbero toccare da vicino ciascuno di noi. Impegno e piacere purtroppo, invece, così poco valorizzato (forse soprattutto in Italia)

Il piacere della scoperta che ciascuno può provare nei riuscire "a capire" certi fenomeni fisici, chimici, biologici etc., quel salutare "riscoprire" la legge della velocità a cui cade un sasso è un emozione che dovrebbe essere parte integrante della formazione di ogni bambino

Il fatto che Galileo lo avesse scoperto oltre 4 secoli fa non toglie nulla al piacere di "riscoprirlo"

Non abbiamo forse sempre rimproverato al medioevo il principio di autorità? Quell'ipse dixit che è stato poi così ben reinterpretato e superato nella sua accezione più oscurantista proprio dagli umanisti?

Beh, forse anche rispetto alla scienza avremmo bisogno di un nuovo "umanesimo". Riscoprire che la scienza è prima di tutto piacere della conoscenza e della scoperta. E quello che vale veramente è l'uomo.

Se non c'è un caposaldo umano, la scienza diventa una dittatura della scienza: non qualcosa che arricchisce l'uomo bensì qualcosa che lo limita.

Io non voglio che la scienza mi dica se un uomo merita o non merita di vivere (bambini, feti, malati, anziani, o qualunque altro stato umano)

Per il semplice motivo che la scienza, per definizione, non può farlo

Strutturalmente non può farlo. La scienza non da giudizi di "valore". merita/non merita non sono categorie della scienza ma della coscienza.

Questo è un limite strutturale che è parte integrante del metodo scientifico

Che poi la scienza abbia anche dei limiti intrinseci e abbia avuto la notevole capacità di scoprirli rimane qualcosa di fortemente affascinante: es. principio di indeterminazione heisenberg o il teorema di incompletezza di goedel

... beh, ma ammetterai che tutto ciò è spesso avanti di mille miglia rispetto a quanto tanti "sacerdoti della scienza" pensano (e, per inciso, mi pare abbia stretta parentela con i tanti cristiani che strumentalizzano Gesù Cristo: ...bah, probabilmente si sono dimenticati del "non nominare il nome di Dio invano"...)

Hai ragione anche sulle parole "rivoluzione risolutiva", mancava un aggettivo: "violenta". Infatti diffido delle rivoluzioni violente. Diffido dell'idea che una rivoluzione violenta possa portare, di per sè, ad un mondo migliore. Sono dell'idea che rischi molto spesso di instaurare una legge del più forte ed un regime di terrore (vedi la rivoluzione francese e la rivoluzione bolscevica)

Sulla difficoltà e necessità di discernimento mi trovi totalmente daccordo. Sottoscrivo in pieno le tue parole

...il darsi del folle era una semplice constatazione :-D

Mandi omp!
Marco